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Furono fra le famiglie aristocratiche più insigni, e non solo nel Regno di Napoli, in particolare a cavallo fra il XV e il XX secolo: parliamo dei d’Avalos, condottieri, feudatari, uomini e donne di cultura e d’azione.
Questo lunghissimo arco di storia si trova racchiuso nel grande Archivio di famiglia, salvaguardato a fine 2019 da una imponente e impegnativa azione di recupero ad opera della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, diretta da Gabriele Capone, col sostegno del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli.
Varie vicissitudini, a partire dagli anni ’60, sono state superate con una custodia del Fondo, detenuto dall’ultimo erede, il Principe Andrea d’Avalos presso l’Archivio di Stato di Napoli. Si tratta di oltre 150 casse, il cui inventario analitico, appena conclusosi, occupa circa 500 pagine e ha impegnato un pool di 15 giovani archivisti e paleografi, procedendo anche a una parziale digitalizzazione dei documenti. Ciò al fine di evitare dispersioni e deterioramento dell’Archivio.
Terminato l’inventario, è ora il tempo di diffondere presso il pubblico lo straordinario frutto di questo lavoro certosino pieno di entusiasmanti scoperte storiche.
Grazie alla Rassegna “Carte in Arte. Storie e vicende tratte dagli Archivi napoletani”, finanziata dalla Regione Campania, nell’ambito del “Piano strategico per la Cultura e i Beni Culturali 2022 – Sistema Mostre”, è stata allestita una Mostra documentaria, tratta dal corpus dell’Archivio gentilizio familiare, mai esposto al pubblico, intitolata “i d’Avalos. Nel segno del potere”, curata da Gabriele Capone e Paola Vona, dove viene presentata una selezione degli esemplari più significativi di pergamene anche miniate, lettere persino cifrate, piantine di possedimenti, cabrei acquerellati, rescritti e donazioni reali, documenti contabili riguardanti gli immensi feudi familiari. Un’affascinante esposizione che offre la conferma dell’immensa posizione di supremazia di questa autorevole famiglia, gradita e Re e a Imperatori, che ne accrebbero continuamente l’influenza.