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L’opera, unica nel suo genere, scritta tra il 1615 e il 1616, presumibilmente giunta in Danimarca nel XVIII secolo tramite collezionisti privati, fu scoperta nel 1908 nella Biblioteca Reale.
La Nueva Corónica è un racconto scritto in forma di lettera al re di Spagna Filippo III in cui l’autore, l’indio Felipe Guaman Poma de Ayala, descrivendo la difficile situazione degli indigeni nel Vicereame del Perù, vessati non solo dai funzionari inviati a governare ma anche dai religiosi europei, chiede alla Corona spagnola di riformare il governo vicereale per salvare le popolazioni andine dallo sfruttamento e dalle malattie.
Il manoscritto originale composto da 1189 pagine divise in 39 capitoli, di cui 398 disegni, tratta tutti gli aspetti della cultura quechua, dalla storia del popolo – con la galleria di sovrani e regine – alle feste religiose, fino alle vedute aeree delle principali città.
Il gesuita Blas Valera, di padre spagnolo e di madre india, afferma nell’opera Exsul Immeritus Blas Valera Populo Suo, conservata nell’archivio Miccinelli-Cera, di essere il vero autore della Corónica.
Costretto ad usare uno pseudonimo per aver difeso dall’oppressione europea la cultura quechua, da cui discendeva e di cui era grande conoscitore, fu fortemente osteggiato dalla stessa Compagnia di Gesù, esiliato in Spagna e condannato a morte.
Non è certo se la condanna sia stata davvero eseguita, poiché lo stesso Blas Valera racconta di essere poi riuscito a tornare in Perù.