
Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania
Via San Biagio dei Librai, 121
https://www.sabcampania.cultura.gov.it
lunedì/venerdì – 09.30/13.00
Per Mischiamo le Carte, in mostra fino al 31 dicembre 2025:
Ospedale di Sant’Angelo a Nido – Libro contabile 1494-1496
Il Cardinale Rinaldo Brancaccio, con Bolla del 24 aprile 1426, ottenne da papa Martino V il permesso di ricostruire l’antico ospedale dei poveri di S. Andrea a Nido, sito accanto al palazzo di famiglia e in rovina da tempo, con il titolo di Sant’Angelo a Nido.
Il nuovo Ospedale con l’annessa cappella dedicata ai santi Andrea e Angelo, sarebbe stato totalmente autonomo rispetto alla giurisdizione dell’Arcivescovado napoletano e dall’Abate della chiesa di Sant’Andrea a Nido.
L’Ospedale rappresenta dunque un caso particolare nella Napoli dell’epoca, in cui le opere assistenziali erano in maggioranza legate alle istituzioni religiose.
Il Cardinale con la lettera del 13 marzo 1427, indirizzata ai Deputati della Piazza di Nilo, diede precise indicazioni operative per la costruzione e l’amministrazione dell’ospedale con annessa cappella, compresa la condizione che uno dei governatori da eleggere annualmente dovesse appartenere alla famiglia del fondatore.
Il Cardinale dotò l’Ospedale delle rendite occorrenti al ricovero e alle cure di dodici ammalati e al pagamento di medici e altre figure assistenziali oltre che dei cappellani, rendite che andarono aumentando grazie a donazioni e lasciti da parte dei nobili di Nido e di ammalati curati e guariti.
Una fonte documentaria preziosa per entrare nella quotidianità dell’istituto assistenziale sono senza dubbio i 16 libri contabili (1471-1516), temporaneamente custoditi nella sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, che ne ha curato il restauro e la digitalizzazione.
Si tratta di quaderni di riepilogo mensile le cui pagine – compilate dall’hospitalier di turno o dal procuratore nominato dai governatori – contengono le registrazioni puntuali di ogni spesa ed entrata, offrono uno spaccato autentico di vita dell’epoca.
Le entrate provenivano in gran parte da proprietà in affitto ad artigiani o commercianti – di cui venivano annotati nome, indirizzo e cifra dovuta – e dalla produzione e vendita di prodotti agricoli, soprattutto vino e grano, coltivati in fondi rustici nei dintorni di Napoli.
Tra le voci in uscita è possibile leggere in dettaglio ciò che veniva acquistato per nutrire e curare gli ammalati, per organizzare la festa di Sant’Angelo, per i servizi liturgici, per eseguire le manutenzioni nella struttura e nelle proprietà in affitto, per il trasporto dei prodotti agricoli in città, per gli oggetti di uso quotidiano, come legna e candele.
Dalle annotazioni conosciamo inoltre i nomi e la provenienza di alcuni degli infermi e del personale salariato, composto da un numero variabile di figure a cui spesso era associato il ruolo: medici, aiutanti, inservienti, sacerdoti.
I registri rappresentano una importante fonte di informazioni sulla quotidianità dell’ospedale anche grazie alla presenza di inventari degli oggetti in uso ai degenti e dei beni presenti nella cappella.